19 marzo 2011

Ancora una volta, guerra.

La notizia più brutta degli ultimi mesi: i caccia dell'esercito francese e belga stanno già sorvolando il cielo libico, pronti a colpire. Un'altra guerra preannunciata come "breve e indolore" che si trasformerà in un penoso bagno di sangue a danno dei civili. Situazioni ineluttabili, si dice. Se no, che altro fare contro un dittatore che mitraglia sulla folla e bombarda le sue stesse città?


Sinceramente non so se ho risposte migliori di quella dell'Onu: è comunque un aiuto a una chiara volontà di autodeterminazione del popolo libico, è l'abbattimento (forse) di un regime dittatoriale. Ma chi siamo per decidere cosa vogliono davvero i libici, dato che al loro interno vi sono mille sfaccettature, quale sia la forma di governo migliore o più giusta, se sia giusto usare la violenza per affermare un principio? Sono tutte domande che cadono nell'irrisolvibile.
È però utile guardare un po' al passato recente: davvero non si poteva fare nient'altro?
Ad esempio il Governo italiano, se - come ora sembra - ritiene Gheddafi un elemento pericoloso per la pace mondiale e la democrazia, avrebbe potuto evitare di stipulare ingenti accordi economici (lasciando perdere gli accordi personali con Mister Bungabunga), di finanziare gasdotti per tacere sulle torture nelle carceri libiche, di fornire armi a prezzi di favore. Si poteva anche evitare di riceverlo col tappetino rosso e di baciargli la mano. L'amministrazione USA (Bush) poteva poi evitare di ristabilire rapporti economici solo perchè Gheddafi non andava più in giro urlando "bruciamo Israele!". E la lista è ancora molto lunga.
Ora, capisco (le capisco?) le ragioni di un pragmatismo economico-diplomatico, che obbliga gli Stati a tenere aperto il mercato mondiale su tutti i fronti, uno scambio di favori che non guarda in faccia nessuno, con il profitto come unica bussola. Ma epiloghi come questi dimostrano che il sistema è malato. Con quale coraggio possono gli Stati "civilizzati" arrogarsi il diritto di difendere i principi democratici, attaccando una nazione con cui fino a qualche giorno fa stipulavano proficui accordi economici?
Non hanno fatto un solo passo per evitare situazioni del genere, anzi hanno intessuto tele fatte di fili marci, godendo finchè resisteva. Poco male se quando la tela si strappa, tutto il disegno si dissolve.

Voglio chiudere però con una nota positiva, con una canzone di grande speranza.
Eppure soffia - Pierangelo Bertoli


5 commenti:

  1. Certo,breve e indolore,anche la Seconda guerra mondiale doveva essere una guerra "lampo".E poi mi fa ridere amaramente il termine "indolore"...da quando una guerra è indolore?Come può un evento che porterà morte e distruzione essere considerato indolore?
    Neanch'io ho grandi risposte sul da farsi,ma sento sempre che mi sfugge qualcosa,ogni qualvolta che ci spacciano una guerra come "inevitabile" per difendere e salvaguardare i diritti delle persone...non ci credo che non c'è scelta,che non c'è alternativa,semplicemente la guerra è l'alternativa più semplice veloce e talvolta "fruttuosa" dal punto di vista di un guadagno...Chi ci va di mezzo in fondo?Sempre e solo i civili,di certo non quelle persone che sedute sulle loro poltrone di velluto rosso firmano con aria dura e sofferta una dichiarazione di guerra o acconsentono ad un bombardamento.E poi tornano alla loro vita.Vigliacchi.

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  2. tanta amarezza e frustrazione.
    non è nè l'unico nè il miglior modo per risolvere il problema: eppure ci si continua a nascondere dietro un dito.
    e gli innocenti muoiono.

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  3. Non so se c'entra molto,ma mi son chiesta cosa penserebbe Tiziano Terzani di questa guerra. Questo è quello che pensava delle guerre che ha raccontato e che hanno cambiato la storia, pensiero che credo tutt'ora valido: http://www.youtube.com/watch?v=PIzEMqbFdwk

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  4. Mi son accorta che il video è lunghino,se non ti interessa tutto i primi minuti secondo me son molto belli! ;)

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  5. Molto interessante tutta l'intervista, grazie :)
    Tutti quelli che ci stanno o ci sono stati dentro alle guerre le condannano senza appello, non è un caso. Gino Strada quando ne parla mi emoziona, ogni volta. E sale la rabbia per questi meccanismi davvero poco controllabili...

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